Il Municipio di Puerto del Rosario prosegue con la riabilitazione completa della tenuta municipale di La Rosa de Juana Sánchez, un’enclave emblematica del patrimonio agricolo Majorero situata nel quartiere di La Hondura.
Il lavoro svolto finora ha permesso di recuperare oltre 800 metri lineari di muretti a secco, riportando questo spazio unico alla sua struttura originaria, compresa la ricostruzione completa dei tornelli tradizionali e dei sistemi di drenaggio.
Collaborazione istituzionale per la valorizzazione del patrimonio
Questo ambizioso progetto, promosso dai dipartimenti dei Servizi municipali, dello Sviluppo locale e del Patrimonio storico, ha avuto nella sua fase iniziale l’appoggio essenziale del Cabildo di Fuerteventura, che ha eseguito i lavori di pulizia con macchinari pesanti per rimuovere la fitta vegetazione che ricopriva tutti i canaloni della tenuta.
Questo intervento ha permesso di riscoprire la bellezza originaria dell’insieme di calanchi, rimasti nascosti sotto la vegetazione.
Vale la pena sottolineare la riabilitazione di un’aia circolare pavimentata con callaos secondo tecniche ancestrali, una bellezza etnografica rimasta intatta nei secoli.
David de Vera, sindaco di Puerto del Rosario, sottolinea che “con questo intervento non stiamo solo recuperando pietre, ma anche preservando la memoria agricola di Puerto Cabras. Gli oltre 800 metri di muri già restaurati sono la migliore testimonianza del nostro impegno nei confronti del patrimonio storico”.
Erica González, assessore allo Sviluppo locale, ha dichiarato che “ogni elemento ricostruito rappresenta un ponte tra il nostro passato e il futuro, garantendo la sopravvivenza di questo patrimonio unico per le generazioni a venire”.
D’altra parte, David de León, assessore ai Servizi municipali e al Patrimonio storico, ha sottolineato che “i lavori proseguiranno nei prossimi mesi con l’obiettivo di consolidare questo spazio come riferimento dell’architettura rurale maiorchina, testimonianza vivente delle tecniche agricole tradizionali, spazio di divulgazione del patrimonio etnografico maiorchino, e tutto questo non sarebbe possibile senza il duro lavoro degli scalpellini comunali”.